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Il luppolo e la birra

Da un po’ di anni il luppolo è diventato il vero protagonista della birra artigianale. Parliamo di quell’ingrediente in grado di donare alla birra aromi insoliti come agrumati, floreali, tropicali, legnosi… questo varia molto a seconda della località in cui viene prodotta la birra e che negli anni hanno sviluppato diverse varierà di luppolo chiamati ceppi.
Basti pensare a come le birre si differenzino anche tra continenti. La birra realizzata con luppoli coltivati in Europa è ben differente da quella realizzata in America.
Il luppolo, capace quindi di dare quell’aroma fresco alle birre, sta diventando una vera moda nelle birre artigianali. Se prima eravamo abituati a produzioni industriali prive di aromi e retrogusto amaro, ora il luppolo è tornato ad essere il vero protagonista. Si, perché le produzioni di birra industriale commerciale ha sempre represso le vere caratteristiche del luppolo, creando una sorta di credenza popolare che le birre amare non siano buone. Tutti pronti ad evitare birre, quindi, con il minimo accenno all’amaro e ad accontentarsi di bevande prive di stile.
Questo finché i piccoli birrifici artigianali non hanno iniziato piano piano ad insediarsi e a diventare una moda tra i bevitori di birra. Proprio cosi, grazie ai microbirrifici il luppolo ha subito una sorta di rivalutazione, passano da personaggio secondario della birra a vero e proprio protagonista.
Ad un certo punto, il consumatore si è trovato da una parte l’azienda produttrice mondiale di birra ha creare una vera e propria pubblicità contro l’amaro del luppolo e dall’altra invece il coraggio dei birrifici artigianali che puntavano tutto proprio su questa caratteristica.
Diciamo pure che i microbirrifici hanno vinto questa sfida. Basti pensare al grande successo che la birra IPA ha avuti in questi anni: una birra amara e aromatica ormai amata da tutti. O quasi.
Oggi, infatti, tra le scansie del vostro supermercato, potrete trovare anche la birra India Pale Ale tra le produzioni dei birrifici industriali, anche se alcuni ancora oggi tendono ad evitare l’amaro come la peste.

Quindi… viva il luppolo!